L’alluminio è un metallo ampiamente utilizzato per la produzione di oggetti che entrano a contatto con alimenti. Sono fatte in alluminio padelle, teglie, utensili, vaschette e carta stagnola. Gli oggetti in alluminio che entrano a contatto con alimenti sono spesso protetti attraverso la verniciatura o l’anodizzazione.
La cessione di alluminio al cibo
Le leghe di alluminio sono resistenti a corrosione. Esposte all’aria formano infatti uno strato passivante di ossido di alluminio. Questo strato protegge l’alluminio da successive ossidazioni creando una barriera verso l’ambiente esterno. Lo strato di ossido è molto sottile e ha una resistenza chimica verso ambienti poco aggressivi come le soluzioni neutre.
Lo strato di passivazione non resiste però a contatto con soluzioni acide con pH minore di 4.5 o alcaline con pH maggiore di 8.5. L’alluminio non è più protetto e si discioglie all’interno di queste soluzioni.
Un comportamento simile avviene in presenza di ioni cloruro anche a pH neutro. Gli ioni cloruro disciolgono lo strato di ossido lasciando l’alluminio esposto all’azione corrosiva.
Affinché l’alluminio non venga trasferito al cibo, nella maggioranza dei casi, esso deve essere adeguatamente protetto. Se non protetto, l’alluminio deve essere utilizzato seguendo specifiche modalità di utilizzo:
- l’alluminio non può essere messo a contatto con alimenti fortemente acidi, alcalini o salati;
- il tempo di contatto tra l’alimento e l’alluminio deve essere limitato soprattutto a temperatura non refrigerate.
Limite specifico di cessione (SRL)
Come per quasi tutte le sostanze, anche per l’alluminio esiste un limite massimo di cessione agli alimenti per garantire la sicurezza alimentare. Tale limite viene solitamente indicato con la sigla SRL, ovvero limite specifico di cessione. Per l’Europa, il P-SC-EMB (Committee of Experts on Packaging Materials for Food and Pharmaceutical Products) ha pubblicato nel 2013 una guida per regolamentare l’utilizzo di metalli a contatto con alimenti che può essere scaricata gratuitamente al seguente indirizzo Publications on Food Contact Materials and articles . Nella guida viene definito un limite SRL per l’alluminio di 5 mg/kg di alimento.
Gli oggetti a contatto con alimenti devono rispettare il limite indicato. L’operatore economico che immette sul mercato l’oggetto dovrà verificare che, nelle condizioni di uso previste, esso non ceda all’alimento quantità troppo elevate di alluminio.
Per aumentare la resistenza chimica e quindi ridurre la cessione l’alluminio può essere protetto tramite verniciatura o anodizzazione.
L’alluminio anodizzato e il contatto con alimenti
L’anodizzazione è un trattamento superficiale che trasforma l’alluminio creando uno strato protettivo. Tramite un processo elettrochimico, con applicazione di una corrente continua, avviene una ossidazione anodica controllata della superficie. Sulla superficie di alluminio si forma uno strato di ossido compatto.
A differenza dello strato di passivazione che si forma sull’alluminio naturalmente, lo strato di anodizzazione è molto più spesso, compatto e duro.
L’alluminio anodizzato ha una buona resistenza chimica. È molto resistente a contatto con soluzioni saline contenenti cloruri. I test di corrosione accelerata in nebbia salina mostrano una eccellente resistenza. Ad esempio, i particolari con trattamento di anodizzazione dura mostrano una resistenza maggiore di 1000 ore senza corrosione.
L’alluminio anodizzato ha una migliore resistenza anche in ambienti acidi o alcalini, ma in questi ambienti la resistenza dello strato è limitata. Questi ambienti sono infatti aggressivi chimicamente per lo strato di anodizzazione che viene lentamente disciolto. In caso di alimenti fortemente acidi o alcalini, l’anodizzazione non offre una protezione sufficiente.
L’anodizzazione ha inoltre una elevata durezza e resistenza all’usura. Ciò permette di minimizzare la quantità di alluminio che può essere trasferita all’alimento per effetto di usura, abrasione o erosione.
La normativa EN 14392 Requirements for anodized products for use in contact with foodstuff
Il comitato europeo di normazione CEN ha pubblicato la normativa EN 14392 che definisce i requisiti per i prodotti in alluminio anodizzato a contatto con alimenti. Affinché i prodotti anodizzati possano essere idonei al contatto con alimenti, devono essere rispettate alcune prescrizioni.
- La composizione chimica della lega di alluminio dei particolari da anodizzare deve essere conforme ai requisiti delle normative EN 601 o EN 602. Poiché il trattamento di anodizzazione è una trasformazione dell’alluminio, qualsiasi elemento in lega sarà presente anche nello strato di anodizzazione.
- Un ulteriore requisito è l’obbligatorietà della fase di fissaggio. Lo strato di anodizzazione, presenta una struttura colonnare porosa. Per sigillare questa porosità e quindi incrementare la resistenza a corrosione l’alluminio anodizzato può venire sottoposto ad un trattamento di “fissaggio”. Il trattamento consiste nell’immersione del particolare anodizzato in acqua calda (solitamente ad una temperatura maggiore di 95°C). L’immersione in acqua calda fa idratare lo strato di ossido sigillando la porosità dello strato e aumentando la resistenza a corrosione dello stesso.
Si noti che, il rispetto dei requisiti della normativa non sono sufficienti a garantire il rispetto del limite di cessione specifico. Infatti le condizioni di contatto posso creare una cessione elevata di alluminio anche se protetto con anodizzazione. La cessione di alluminio deve essere sicuramente verificata in caso di alimenti fortemente acidi o alcalini e con temperature e tempi di contatto elevati.
Per la protezione di oggetti destinati al contatto con alimenti si consiglia di effettuare il trattamento di anodizzazione dura OX-HS richiedendo la fase di fissaggio. Questo trattamento ha una elevata resistenza a corrosione, a usura e può essere effettuato a spessore elevato 50±10µm.
Per ulteriori informazioni fare riferimento alla nostra dichiarazione Dichiarazione per l’uso dei trattamenti di anodizzazione dell’alluminio a contatto con alimenti